Mouse IRIS RGB Thermaltake

Mouse IRIS RGB Thermaltake

L’oggetto da me scelto è il mouse IRIS RGB Thermaltake,  che rappresenta ed unisce da una parte la mia passione per la tecnologia e dall’altra è uno strumento affascinante di sinergia  tra alte prestazioni e design accattivante e personalizzabile, anello di congiunzione tra l’utilità e l’evoluzione tecnologica delle periferiche di input per pc.

Oltre ad essere un ricordo sia affettivo sia legato a numerose creazioni al pc, è interessante approfondire l’excursus estetico-funzionale di come un semplice ma indispensabile dispositivo informatico sviluppa le sue funzioni ed implementa usabilità e design nel corso della storia tecnologica ed è cambiato così tanto esteticamente nel corso degli anni, come anche gli altri accessori per pc.

Cratere Euboico

Cratere Euboico

Cratere Euboico proveniente da Pescia Romana (VT), databile al 730 a.C. Con il termine “cratere” si indica una particolare forma di vasi di grandi dimensioni che venivano usati, nel mondo greco ma anche tra gli etruschi e i romani, per mescolare il vino e l’acqua durante il simposio. “Euboico” si riferisce invece all’area di provenienza, ovvero l’Eubea, un’isola del Mar Egeo vicino alle coste orientali della Grecia. È da quest’isola che, fra VIII e VII secolo a.C., migrarono i primi coloni greci verso la nostra penisola, dove fondarono i loro insediamenti ed impiantarono le botteghe artigianali.

Viste le grandi dimensioni del vaso, risulta improbabile che sia stato portato qui direttamente dalla Grecia, ma è plausibile ritenerlo il prodotto di un artigiano greco che aveva impiantato la sua officina nella nostra penisola. Il vaso, dalla forma molto particolare, è dotato di un coperchio sormontato da una piccola coppa su alto piede cilindrico; presenta inoltre una decorazione con vari motivi geometrici intervallati a teorie di animali che hanno permesso l’identificazione con la bottega del Pittore di Cesnola, ceramografo euboico vissuto nell’VIII secolo a.C.

Föglia dei Pastabona

Föglia dei Pastabona

Tutti gli oggetti, dal più insignificante a quello più appariscente, racchiudono una loro storia. Ad esempio la teglia, in dialetto a föglia, per lunghi anni utilizzata dalla famiglia Saldo Pastabona, abitante nella parte bassa di Triora, è stata posta, centinaia anzi migliaia di volte, sul treppiede, u trèmpèi, dove ardevano tralci di vite secchi, i magliöi. Se potesse parlare racconterebbe di torte d’ogni genere, confezionate con cura dalle abili massaie, da Mané ad Adriana, di verdure ripiene, di patate nella teglia, e patate in-t-a föglia, vera e propria ghiottoneria del luogo. D’altronde il nome stesso della famiglia Pastabona starebbe ad indicare la bontà della pasta, nome dialettale della torta verde.

La föglia, con la sua torta, ha ottenuto un brillante risultato, venendo nominata “regina delle torte” durante il concorso indetto dalla Pro Triora, nel corso del quale molte donne si sono sfidate a colpi di pasta, facendole poi gustare agli spettatori “interessati”. A porre la torta preparata da Adriana di Pastabona sul treppiede e ricoprendola con il coperchio, u testu, è stata la sorella Anna, che ha sapientemente seguito il fuoco, facendo bene attenzione che non si bruciasse.
Ha ottenuto addirittura una notorietà internazionale quando lo scrittore americano Colman Andrews, venuto a Triora ad assaggiare la torta, l’ha trovata molto gustosa e saporita, tanto da dedicarle sulla prestigiosa rivista culinaria Saveur del maggio/giugno 1998 un articolo, dal titolo The italian torta, di cinque pagine, con ricetta e soprattutto una serie di foto che mostrano la preparazione, la cottura e la degustazione della pasta. Due anni prima le torte di verdura e di patate, oltre alle patate in-t-a föglia, erano state riportate integralmente sullo splendido libro dello stesso scrittore americano, dal titolo Flavors of the riviera. Discovering real mediterranean cooking. Le ricette erano state tratte dal libro, edito dalla Pro Triora, Sügeli e bügaeli, giù ristampato, sulla cui copertina campeggia il momento culminante dell’antica cottura della pasta nella centenaria föglia.

Il cucchiaino brutto / The ugly teaspoon

Il cucchiaino brutto / The ugly teaspoon

Non pensavo potesse essere la mia Cosa, eppure lo ricordo da sempre. Fa parte di un set di cucchiaini da caffè e lui è l’unico ad avere un leggero difetto nel manico, era un regalo di nozze per i miei genitori.

Ha sempre fatto parte del nostro set di posate, l’ho sempre usato e nonostante i traslochi non si è mai perso.

Circa 4 anni fa mi sono trasferita a Roma e, siccome riesco a regolare lo zucchero solo con quello, me lo sono messo in valigia senza dire nulla a mia madre pensando che a lei non avrebbe dato fastidio e che non se ne sarebbe neanche accorta perché tanto è brutto.

Un giorno tornai dai mei e lo misi nel lavello (l’avevo usato sul treno per mangiare la frutta) e mia madre mi disse: “Ahhh eccolo!! Lo avevi tu!!! Sono mesi che lo cerco, pensavo di averlo buttato”  ok, se n’era accorta!

Da allora ho cambiato casa tre volte e lui è rimasto sempre con me.

Oggi avrebbe la sua posizione dentro la zuccheriera, ma io lo ripongo sempre nel cassetto delle posate “discutendo” così col mio compagno che lo vuole nella zuccheriera ma io no, praticamente è diventato “il cucchiaino della discordia” 

Insomma una Cosa semplice, brutta e difettata ma per me è speciale.

Torchio / Winepress

Torchio / Winepress

Con questo torchio Silvano faceva il vino a casa sua, a Triora.  Ma Silvano è anche curatore del museo locale che da anni raccoglie gli oggetti che sono testimoni della vita degli uomini in quel territorio.

Ha deciso di donare il suo torchio al museo e usarlo per raccontare storie, come fanno tutti i musei, come cerchiamo di fare anche noi. 

Per saperne di più potete visitare il sito www.museotriora.it 

I musei etnografici non sono tutti “raccolte di oggetti esposti alla rinfusa” come troppo spesso si sente dire; non lo sono per due motivi:

1) ogni oggetto è appartenuto a qualcuno, una persona che però faceva parte di un insieme, di una comunità, che viveva nello stesso luogo condividendo momenti di difficoltà, fatica, festa, celebrazione, a volte anche tragedia – erano unici, si riparavano, non si buttavano, erano personali e personalizzati, strumenti per poter vivere in un ambiente montano;

2) i musei etnografici seri fanno tutt’oggi antropologia, non si sono mai fermati. Continuano a documentare il presente, quello che accade, quello che domani sarà storia. L’insegnamento che ne deriva è immediato; facciamo cose buone, durature, di cui non ci dovremmo vergognare, lasciamo doti di valore.

Questo oggetto è stato scelto perchè simbolico della voglia di donare, condividere, raccontare.

Ha a che fare con la vite. La vite, con il grano e le castagne, sono i tre prodotti di Triora, forse simboleggiate dal cerbero a tre teste raffigurato nella Piazza del paese.

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