Scatola dei bottoni / Button box

Scatola dei bottoni / Button box

Nella dispensa di mia nonna, la intravedevo su un alto scaffale di legno, dove regnava: era un barattolo di latta dorata, preziosissimo. Chissà poi perchè l’avevano sempre chiamato scatola, visto che in realtà era un barattolo!

Circondato da quel che rimaneva dell’etichetta, dopo un tenace quanto infausto tentativo di rimozione, si capiva subito che la colla aveva avuto la meglio, lasciando tracce incomprensibili di quello che doveva essere stato il suo uso originario.

E dentro c’erano loro, i bottoni, dei più strani e disparati colori, forme e dimensioni. Alcuni, uguali e legati insieme, erano eredità di uno stesso indumento dismesso perchè logoro o, addirittura, che non c’era più, perchè fatto di lana tornata gomitolo, poi risorta come nuovo capo di abbigliamento.

Poi c’erano anche fibbie e gancetti, ma in netta minoranza.

Era proibita, la maggior parte delle volte. Ma ricordo ancora l’impaziente attesa di poter sentire lo scrosciare dei bottoni rovesciati sul tavolo, quando mi era concesso giocarci.

Ho cercato negli anni di crearne una mia, con scarso successo.

Non la possiedo, ma fa parte di me.

Tante Care Cose

Tante Care Cose

“Che le cose siano molto più di semplici «cose» è cosa nota. Le cose sono concentrati di racconti, memorie, odori, affetti, transizioni, ricordi.”

Con queste parole la critica del design Chiara Alessi apre il suo libro “Tante Care Cose”. Un libro nato in seguito all’iniziativa dell’autrice di pubblicare su Twitter, durante il primo lockdown di primavera 2020, una serie di video-clip di 2 minuti e 20 ciascuno per raccontare con curiosità e storie, oggetti più o meno comuni, concentrandosi in particolare sugli aspetti che hanno portato alla creazione e al desing di quell’oggetto (Design in pigiama). 

Un libro di design che con tono amichevole e una dose di ironia racconta di persone, idee, invenzioni, errori e di come cambia l’identità di un popolo attraverso ciò che inventa e usa.

Grazie alle sue parole scopriamo che a volte il designer è uno di noi e che spesso l’idea geniale del progetto è figlia del caso. 

Chiara Alessi ha scelto 74 “care cose” tutte italiane per mostrarci come abbiamo riempito il mondo di invenzioni e cose belle senza inutili elogi o celebrazioni.

In questo libro si scoprono cose curiose, facili da ricordare perché parte della vita vera di tutti i giorni.

Cappello da Carabiniere (1814)

Cappello da Carabiniere (1814)

Si tratta di una riproduzione del cappello da Carabiniere adottato con le prime uniformi dei Carabinieri Reali con la fondazione (1814).

É un simbolo del lontano passato ma collegato indirettamente al “cappellone” usato ancora oggi dai Carabinieri con la grande uniforme speciale.

Adottato da noi nel simbolo del progetto del Podcast e di tutte le iniziative collegate https://linktr.ee/storiadeicarabinieri

Rolleiflex mon coer

Rolleiflex mon coer

Ho cominciato a fotografare quando avevo 15 anni con una Yashica FX3 Super 2000, regalo della mamma.

Nel corso degli anni, ho coltivato questa mia grande passione facendola diventare una professione: sono giornalista, curatrice indipendente, ho scritto un saggio sulla fotografia e, ovviamente, fotografo. Ma in cuor mio sentivo che mancava qualcosa.

Ecco che, al compimento dei miei 40 anni, una persona cara mi ha regalato una fantastica Rolleiflex risalente agli anni Sessanta. Con “lei” ho riscoperto la mia terra d’origine, la Puglia; con “lei” ho imparato a “vedere” di nuovo, in un processo di lentezza e concentrazione che questo mezzo richiede.

Quindi, la mia Rolleiflex non è solo uno strumento fotografico, ma è uno strumento per vedere meglio il mondo. Almeno per me è così.

Barbie Luce di Stelle / Barbie Twinkle Lights

Barbie Luce di Stelle / Barbie Twinkle Lights

Erano i primi anni ’80 e la Mattel sfornava esemplari sfavillanti come non mai della bionda beniamina/modello inarrivabile.
Il più abbagliante di tutti, letteralmente, era la Barbie Luce di Stelle.

Il suo abito, tutto trapuntato di stelline bianche, era magico e si illuminava al buio.
Aveva lo scollo a cuore, must di eleganza dell’epoca e sembrava una principessa al ballo, allora apprezzavamo il genere.
Volevo tantissimo quella Barbie, ma per un motivo o per l’altro nessuno me la comprava. Costava parecchio. Non era il mio compleanno. Non era Natale. Poi per Natale ne è arrivata un’altra ma non era lei, Babbo Natale si sarà confuso.
La mia disperazione non si placava.
Una mia amica ce l’aveva e neanche ci giocava, non le piacevano le Barbie. Guardavo con bramosia la scatola nella sua cameretta, rimasta incomprensibilmente chiusa (anni dopo, mi auguro abbia monetizzato con i collezionisti questa che classificavo come insanità mentale). La Barbie brillava anche dalla scatola.

A 15 anni, per Natale, Babbo Natale mi portò la nuova edizione di Barbie Luce di Stelle, con delle fibre a led che le spuntavano dal costato e si illuminavano cambiando colore.
Non sto neanche a dirvi che non c’era pargone.

Per anni ho sperato di trovarla in qualche mercatino, ma quelle poche che trovavo erano sempre ridotte malissimo.

E arrivò anche Ebay. E i miei migliori amici riuscirono a trovare un esemplare ben conservato e a rendere il mio 36°compleanno davvero felice.
E da quel momento vissi felice e contenta con la mia cosa.

Translate »
error: Il contenuto è protetto!

Iscriviti alla nostra Newsletter

Iscriviti alla nostra mailing list per ricevere le ultime notizie e gli aggiornamenti.

Privacy

You have Successfully Subscribed!