(non solo) MUSEI

“Radici” una mostra a Genova che racconta le persone attraverso le cose

‟Qual è l’oggetto a cui tieni di più, quello dal quale non ti separeresti mai? Portalo con te quando ci vediamo. Faremo due chiacchiere e qualche foto, sia a te sia all’oggetto. Non deve per forza avere un legame con il tuo paese di origine, basta che per te sia speciale.”

Con questo semplice invito ho incontrato le persone che vedrete ritratte nella mostra Radici. Da Genova al mondo e ritorno, che inaugura domani 20 dicembre 2024 rimanendo aperta fino al 30 marzo 2025 al Castello D’Albertis Museo delle Culture del Mondo di Genova.

Le persone hanno scelto di condividere con me la loro storia, cominciando il racconto motivando la scelta dell’oggetto. Si tratta di “cose” che tutti noi teniamo nascoste in scatole, protette in fondo a cassetti, o indossate quotidianamente e che, qui, vengono esposte alla collettività. L’esposizione rivela una rete di vite che, partite da terre lontane, si sono intrecciate a Genova, creando un tessuto di esperienze condivise.

Gli oggetti diventano così protagonisti discreti della mostra. Non è il loro valore materiale a renderli speciali, ma l’intreccio di emozioni e memorie che custodiscono, tessendo una trama che collega passato e presente. Si rivelano così come simboli preziosi che racchiudono e conservano storie intime, evocando legami lontani e momenti importanti.

Multifocale e multivocale, questa mostra nasce dal desiderio di affiancare la narrazione fotografica del Capitano Enrico Alberto d’Albertis in giro per il mondo a quella più contemporanea nella quale persone di ogni parte del mondo si sono raccontate e fatte fotografare con il proprio oggetto di affezione che affonda una radice di appartenenza a Genova.

D’altra parte, non si può dimenticare che dei propri oggetti di affezione il Capitano d’Albertis ha fatto un museo: in questa mostra ne sono stati scelti alcuni, significative testimonianze delle passioni del Capitano, prime tra tutte il viaggiare ed il mare.

Insieme alle “cose” del Capitano, attraverso alcuni scatti dell’archivio fotografico del Capitano d’Albertis effettuati in giro per il mondo tra Ottocento e Novecento, abbiamo provato a riconsiderare il tema del viaggio, facendo emergere paesaggi, a volte enigmatici, o passeggeri di ogni tipo con la loro vita a bordo durante la navigazione.

Proprio le persone costituiscono più spesso il focus delle immagini presenti in archivio, a testimoniare il ruolo centrale che le relazioni hanno in questo girare per il mondo, ritornando dove si hanno le proprie radici arricchiti di persone, oggetti, luoghi e incontri.

Tra gli oggetti e le immagini scelte tra le collezioni del museo non poteva mancare, infine, uno spazio dedicato alla presa di coscienza, in cui ci rendiamo conto della necessità di una nuova
narrazione intorno alle vicende passate ed ai “feticci” del Capitano, una narrazione che inneschi nuove procedure di racconto rispetto alla visione dominante nata nei tempi da lui vissuti, l’epoca del colonialismo e della creazione del mito sulla figura di Cristoforo Colombo.

L’invito per tutti è quello di esplorare il significato profondo che attribuiamo alle “cose” che ci accompagnano e a riflettere su come possano rivelarsi fedeli custodi del nostro percorso.

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